Il nuovo Isee, ciò che i cittadini devono sapere e che i Caf possono fare



Ancora un volta i Caf  hanno agito con grande senso di responsabilità, nell’interesse primario dei cittadini: hanno avviato il servizio del nuovo Isee (in vigore dal 1° gennaio 2015), ancora prima che l’Inps desse luogo alla convenzione che regola i rapporti tra l’Istituto e i Centri di assistenza fiscale, con tutte le indicazioni operative necessarie.

I Caf, tutti insieme, hanno deciso di anticipare i tempi per non penalizzare proprio quella platea di cittadini che spesso riscontra i maggiori problemi di accesso ai servizi pubblici e che più necessita del servizio. Ricordiamo, infatti, che si tratta di uno strumento fondamentale per accedere alle prestazioni sociali e per usufruire di sgravi, dai bonus energetici a quelli “bebè”, dalle mense scolastiche agli asili nido, dal diritto allo studio a tutte le prestazioni socio-sanitarie.

Va detto che il nuovo Isee, pur rispondendo certamente a criteri di maggiore equità sociale e correttezza fiscale, è nettamente più complesso da gestire. Proprio per questa complessità le persone continuano a rivolgersi ai Caf che, a loro volta,  si trovano ad operare in una situazione a dir poco paradossale: non hanno a tutt’oggi una convenzione all’interno della quale agire e, a fronte della maggiore complessità del lavoro, non solo non vedono riconosciuto sul piano economico il loro maggiore impegno, ma seguitano a percepire compensi, di fatto bloccati da nove anni e ridotti ulteriormente, due anni fa, dalla spending review.

Per queste ragioni il sistema dei Caf sta sollecitando il mondo politico e istituzionale a farsi carico del problema dell’avvio di uno strumento così importante, fondamentale nell’economia dei nuclei familiari, come il nuovo Isee, senza che le maggiori incombenze vengano scaricate sui soli centri di assistenza fiscale che, molto probabilmente, se non vi sarà una convenzione che tenga conto del maggior lavoro richiesto, con un congruo aumento degli attuali compensi, non saranno in grado di garantire a medio termine la continuità del servizio, se non mettendo a rischio la tenuta economica delle società e dello stesso personale che vi opera.