COMUNICATO STAMPA

 

 

Leggendo la stampa locale  di domenica scorsa e di oggi, dove viene riproposto nuovamente il tema della legalità in particolare nel settore del mobile imbottito, occorrerebbe evitare da un lato strumentalizzazioni di bassa lega e dall’altra, oltre giustamente a tenere alta l’attenzione e l’impegno, fare i conti non solo delle cose fatte o non fatte dagli altri, ma anche delle proprie azioni, dei propri valori, delle proprie coerenze.

La CGIL da sempre si batte per una idea di società in cui i diritti, il rispetto delle regole, l’emancipazione e il progresso, siano l’asse portante di un modello di  convivenza civile. Per questo la CGIL sta con chi si batte per affermare questi principi, con chi non licenzia ma cerca soluzioni, con chi denuncia e non cede ai silenzi mettendo la propria faccia nelle battaglie per la legalità. La CGIL sta con chi, come l’imprenditore di Adro, si batte per la dignità, sta con i lavoratori edili che sono sfruttati dai caporali, con i lavoratori delle pulizie che subiscono gli appalti al massimo ribasso, con chi paga la degenerazione di un mercato del lavoro fatto per agevolare lo sfruttamento delle persone e la perdita di diritti, con chi è costretto ad essere invisibile per non scomparire.

Ed anche in questa vicenda abbiamo fatto e dato quello che coerentemente i nostri valori ci indicano, tutelando le persone, contribuendo fortemente a definire e praticare scelte istituzionali importanti, contrastando la illegalità e combattendo il dilagare di un individualismo ed un qualunquismo figlio di un modello di società voluto e perseguito da altri, molti dei quali  prima applaudono al mercato e poi si indignano delle conseguenze.

Certo è necessaria un’azione condivisa (e la CGIL lo rivendica con forza e con l’iniziativa di tutti i giorni), con le Istituzioni, con le Forze dell’Ordine, con le rappresentanze sociali, con la Società civile, a livello locale dando piena immediata e intransigente applicazione alle regole, vigilando e attuando nell’immediato i contenuti del codice etico firmato in Prefettura e le relative verifiche nei settori a rischio, tra cui principalmente quello del mobile imbottito.

Esiste infatti uno stretto legame fra etica, legalità, qualità del lavoro e qualità dello sviluppo; certo sappiamo tutti da dove nasce lo sfruttamento internazionale della produzione nel mercato del mobile imbottito e giù giù fino ai cinesi. Ma non ci si può indignare solo quando ci si rende conto di essere diventati gli ultimi; occorre la capacità di fare in modo che si abbia tutti la consapevolezza che la battaglia è comune.

E’ per questo che la CGIL è contro tutti gli sfruttamenti indipendentemente dal colore della pelle dello sfruttato  e denuncia da sempre come il problema non sia la multiculturalità ma sia l’insieme di norme sbagliate che legittimano gli sfruttamenti e deresponsabilizzano le imprese committenti.

Infine una proposta: visto che tutti condividiamo eticità e legalità, perché non si decide che  quelle imprese che non rispettano  determinati parametri e caratteristiche, vengano espulse dalle Associazioni di rappresentanza e non gli si da credibilità finanziaria, istituzionale e sociale. Sarebbe un “piccolo passo avanti”.

Per ultimo, scusandoci con chi con serietà ha giustamente sollevato i temi di questi giorni, ci sembra politicamente indecente accusare di poca attenzione alle aziende che chiudono una iniziativa sulle mafie, promossa con il contributo di un gruppo di studenti universitari che cerca di tenere alta l’attenzione a Forlì (Città con il primato regionale per i beni confiscati alle mafie)e aprire una battaglia contro la criminalità organizzata.

 

Coraggio ragazzi c’è molto da fare anche a Forlì e la CGIL è con voi.

 

Forlì, 25.05.2010

 

 

FILLEA CGIL Forlì                                                                                         CGIL Forlì

 

 

 

Un po' di storia sul mobile imbottito per chi fa finta di essersi svegliato solo oggi

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